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I bellissimi e profumatissimi fiori della plumeria o frangiati.
Il frangipani o plumeria è un arbusto esotico che teme il freddo. A maturità, da luglio a settembre produce fiori profumatisismi

Il frangipani o plumeria (Plumeria rubra) è un fiore che evoca immediatamente la Polinesia, ma non è la madrepatria: la decina di specie esistenti proviene interamente dall’America tropicale, in particolare dalle regioni caraibiche (Porto Rico, Giamaica, Cuba ecc.), dalla zona dell’istmo e dalla porzione settentrionale del Sud America, tant’è vero che gli esemplari più maestosi, veri e propri alberi ultracentenari, si trovano in Messico.

La plumeria giunse in Europa nel 1770, con i primi esemplari introdotti in Gran Bretagna e coltivati in serra calda. Fu infatti il frate botanico Charles Plumier, alla fine del ’600, l’esploratore delle regioni tropicali che ne scoprì le diverse specie, e a lui il medico-botanico svedese Carlo Linneo dedicò nel ‘700 il genere di queste seducenti piante.

Si chiamano anche “frangipani” perché il loro aroma (che richiama essenze fruttate o fragranze tipo gelsomino, limone, caprifoglio e rosa insieme) ricorda il famoso profumo creato alla corte di Caterina de’ Medici (XVI secolo) dal conte italiano Maurizio Frangipani.

Com'è fatto il frangipani

Nel mondo il genere Plumeria annovera sette specie, numerose sottospecie e oltre 200 ibridi, che si differenziano tra di loro per lo più per il colore dei fiori, mentre le caratteristiche botaniche sono piuttosto simili.

È un arbusto che nelle nostre case si ferma tra 1,5 e 2 m d’altezza, mentre negli esemplari vetusti in madrepatria si trasforma in un alberello alto fino a 10 m. Il fusto carnoso e verde nelle piante giovani (nonché fragile), imbrunisce e si lignifica irrobustendosi con l’età; dapprima diritto e privo di ramificazioni, poi suddiviso in tre rami che a loro volta si dividono in altri tre e così via. L’annotazione non è peregrina: quando la pianta incomincia a ramificarsi (dopo almeno 6-7 anni di vita e 1 m d’altezza), ha anche la maturità giusta per produrre i primi fiori.

E qui sboccia lo spettacolo: al centro della ramificazione si alza un’infiorescenza che porta 20-30 fiori contemporaneamente, curiosamente simili a quelli dell’oleandro (il parente mediterraneo, visto che entrambe le specie appartengono alla famiglia delle Apocinacee), ma un po’ più grandi (fino a 8 cm di diametro). Ogni corolla, imbutiforme, è formata da 5-7 petali nelle tinte classiche, bianco puro, giallo, rosa, arancione e rosso porpora, con occhio centrale di colore contrastante, ma anche in quelle ricavate dai floricoltori, come crema, salmone, malva, lilla e lavanda, e le sfumature pastellate degli ibridi Rainbow (arcobaleno).

Nel nostro Paese la fioritura appare tra la fine di giugno e l’inizio di settembre e si fa notare, oltre che per la perfezione delle corolle, anche per la fragranza che emana a distanza: in alcune specie i fiori sono profumatissimi, fruttati, quasi stordenti, soprattutto dal tramonto all’alba, in altre risultano inodori, in altre ancora emanano un sentore penetrante non proprio gradevole (spesso assomiglia a una crema solare “usata”).

Seguono poi i frutti, follicoli allungati contenenti coppie di semi che nei luoghi d’origine maturano in otto mesi: alle nostre latitudini difficilmente si formano e, se accadesse, è meglio eliminare il frutto che richiede un grosso sforzo produttivo alla pianta, a scapito della successiva fioritura.

Attenzione: maneggiare con prudenza

La famiglia delle Apocinacee è caratterizzata dalla produzione di lattice, trasparente come nell’oleandro oppure bianco lattiginoso come nella dipladenia, nella mandevilla e, appunto, nella plumeria, dove risulta per giunta colloso. Le foglie staccate anzitempo, gli steli fiorali eliminati all’appassimento oppure i rami tagliati gemono abbondantemente lattice che si appiccica ai polpastrelli.

Fate attenzione, perché è un lattice velenoso per ingestione (non mettetevi le dita in bocca) ma anche per contatto, non solo nei soggetti allergici, ma anche sfregando inavvertitamente occhi o bocca. La cosa migliore? Indossare i guanti in lattice, maneggiandola.

Come coltivare il frangipani

• Ponetela all’aperto in una posizione soleggiata, preferibilmente con un’ombreggiatura durante le ore più calde della piena estate. È meglio che sia anche riparata dal vento, per evitare facili e irrimediabili lacerazioni sulle grandi foglie. Tollera bene l’aerosol marino.

• Desidera un terriccio bilanciato e molto fertile, non pesante, e un ottimo drenaggio aggiungendo perlite o pomice al substrato e uno straterello di ghiaia o argilla espansa sul fondo del vaso. In piena terra vive bene su terreni sciolti, sabbiosi, aridi, anche sassosi, purché sempre ben drenati.

• Le annaffiature si effettuano nel periodo vegetativo, da metà aprile a metà ottobre in vaso, lasciando sempre asciugare il terriccio tra una e l’altra. In piena terra, se non dovesse piovere per più di due settimane, è bene apportare un’annaffiatura di soccorso. Durante l’inverno, in qualunque situazione di svernamento, vanno completamente sospese. Sopporta l’acqua salmastra.

• In piena estate gradisce vaporizzazioni del fogliame all’alba o di prima mattina con acqua distillata.

• Da maggio a settembre si compiono le concimazioni: nei primi cinque anni di vita il prodotto deve essere per piante verdi, per favorire la crescita; dal sesto anno va sostituito con uno per piante da fiore. Entrambi devono essere liquidi e somministrati ogni 15 giorni nell’acqua d’irrigazione.

Come moltiplicarlo

• La riproduzione da seme consente di ottenere varietà diverse dalla pianta madre, a condizione di avere nelle vicinanze cultivar fertili (non ibridi). Si utilizzano i semi prodotti l’anno precedente, prelevandoli in maggio direttamente dalla pianta e ponendoli in vasetti con torba e sabbia leggermente umide, da tenere tra 20 e 25 °C costanti. Ci vogliono almeno cinque anni prima di ottenere la fioritura, che sarà diversa da quella della pianta madre.

• La moltiplicazione per talea porta a piante identiche alla madre e, spesso permette un anticipo nella fioritura, dopo soli tre anni. In maggio si prelevano porzioni di rami maturi, semilegnosi, grigiastri, lunghe 30-60 cm, che si liberano di quasi tutte le foglie e si lasciano ad asciugare in luogo ombroso e ventilato per due settimane. Poi si interrano in vasi con metà sabbia e metà terriccio per succulente, da tenere sempre leggermente umido, in luogo prevalentemente ombreggiato. Verso la fine di agosto, quando la piantina avrà prodotto un’abbondanza di foglie, ci stanno un paio di concimazioni potassiche. Attenzione al primo inverno: la temperatura deve essere superiore a 12 °C.

• Per dovere di conoscenza, le plumerie si riproducono anche per margotta, e si possono innestare (metodo inglese o a V), per ottenere fiori diversi sulla stessa pianta.

Frangipani o PLUMERIA, come coltivarlo - Ultima modifica: 2019-07-07T07:15:08+02:00 da Redazione GI